lunedì 19 novembre 2018

Mi Vida

Cari amici, oggi propongo un approfondimento sulla mia, fin qui abbastanza interessante, vita; soffermandomi particolarmente sui problemi che ho avuto a causa delle numerose barriere architettoniche incontrate.



Ho scoperto di essere disabile quando non ho più potuto suonare il pianoforte.
Ma cominciamo dall'inizio. Fin da quando ero bambino, ho sempre avuto la passione per il corpo dei Bersaglieri perché mio nonno, che non ho conosciuto, faceva parte di tale corpo. Mia nonna, di conseguenza, ogni qualvolta comparivano i Bersaglieri in televisione mi telefonava: «Sté, ci sono i Bersaglieri in tv — diceva — mettilo sul primo!» Di solito li trasmetteva RAI 1.
Il collegamento Bersaglieri-Musica fu immediato: a sette anni cominciai a prendere lezioni di solfeggio, e dopo aver distrutto una ventina di trombe "Bontempi", ne comprai una vera. Decisi quindi di prendere qualche lezione. Ma durò poco, perché non riuscii più a tenerla in mano e cominciai ad avere anche problemi a camminare. Ma non mi arresi, ed iniziai a studiare il pianoforte.
I miei genitori cominciarono a chiedere la realizzazione di un ascensore a scuola, perché le elementari a Belmonte sono al primo e al secondo piano.
Per salire al piano mi metteva in braccio mio padre, o un bidello che si chiamava e si chiama Giacomino. Finalmente l'ascensore l'istallarono, peccato che andavo già alle medie.
Naturalmente scelsi il corso musicale, che mi permise di studiare seriamente il pianoforte, e di girare un po' la Sicilia, in quanto la classe partecipava a molti concorsi musicali.
C'erano soltanto due "piccoli" problemi: due ascensori guasti, e la palestra costruita separata dalla scuola con due "belle" rampe di scale. Un ascensore prima della licenza è stato riparato, mentre per la palestra ci accordammo con Tanino, un bidello della scuola, che mi metteva nella sua auto per "bypassare" la prima rampa; per la seconda sollevavano la sedia lui e la professoressa di educazione fisica.
A scuola mi accompagnava, quando mio padre non poteva, l’amico di famiglia Stefano Asciutto (abito a secondo piano, e a quei tempi non avevamo l'ascensore).
Fu il periodo in cui suonavo meglio. Infatti, in terza media, al saggio di fine anno riuscii a suonare un concerto di piano e clarinetto con Giuseppe, un mio compagno di scuola.
Per le superiori scelsi l'I.T.C.G. Duca degli Abruzzi di Palermo: mi stimolava lo studio del diritto, anche perché cominciavo ad interessarmi di politica.
La scuola iniziò il 19 settembre 2000. Come al solito, trovai qualche problema: 5 gradini da salire per entrare a scuola, e 4 da scendere per accedere alla palestra; però l'ascensore c'era. Mi lasciava mio padre, dopo che in braccio a lui superavo i gradini.
Quell'anno si dovevano sposare due mie cugine e decisi di suonare loro l'Ave Maria. Durante il primo matrimonio, mentre ero seduto all'organo cominciai ad avvertire mal di schiena. Riuscii a suonare, ma capii che sarebbe stata l'ultima volta. E cosi fu: infatti l'altra cerimonia la seguii dal terzo banco della Chiesa.
All'inizio del terzo anno di scuola, trovai due piacevoli sorprese: erano stati costruiti la rampa di accesso e uno scivolo per entrare in palestra.
A scuola non mi accompagnava più mio padre, ma un'associazione di volontariato; il mio autista, Sergio, era appassionato di musica dance anni '70 —'80, che ascoltava tutti i giorni. Il pezzo forte era il brano dei "The Trammps - Disco Inferno" di cui si vantava di avere la versione originale che durava ben 15 minuti. Come canzone non mi dispiaceva, ma un quarto d'ora di: "burn baby burn disco inferno, burn baby burn", era un po' pesante, nonostante questo, la dance anni ’70 è diventata uno dei generi musicali preferiti.
I miei compagni di scuola erano fantastici. Mi aiutavano in tutto quello di cui avevo bisogno, e c'era sempre un bidello, il caro signor La Rosa, che mi aiutava a scendere dalla macchina e mi accompagnava al bagno.
Quando andavo al quarto anno mio fratello si scrisse nella mia stessa scuola, e cominciò a collaborare con il La Rosa nella cura di me.
Nel 2005 dopo il diploma decisi di iscrivermi alla facoltà di scienze politiche, perché mi ero appassionato ancor di più ai temi politici.
In facoltà trovai ancora una volta qualche problema con le barriere architettoniche: le lezioni si svolgevano a secondo piano, l'ascensore c'era ma l'accesso era complicato, in quanto intorno al vano ascensore si stava costruendo la biblioteca. Per accedere al piano, con Davide (il mio assistente storico) aprivamo la saracinesca, salutavamo i muratori, e una volta al piano attraversavamo una passerella molto pericolosa.
Il primo anno superai tre esami. Dopo di questi contrastai con qualche problema di salute che mi costrinse a fermarmi sei mesi. Quando ripresi gli studi trovai la biblioteca completata, un'aula multimediale attrezzata e nuovi ambienti per gli studenti.
La ripresa degli studi fu un po' lenta. Sostenevo non più di tre materie l'anno, fino a quando, nel settembre 2013, mi accorsi che mi mancavano ancora sette materie. Decisi dunque che era il momento di dare un'accelerata: a dicembre superai lo scoglio dell'economia politica e nell'anno successivo completai il piano di studi. L'importante risultato della laurea è arrivato il 20 marzo 2015.
Durante la stesura della tesi, intuii le mie doti narrative. Per sviluppare tali doti, però, dovevo superare un ostacolo apparentemente insormontabile: l’insorta impossibilità – in seguito al normale decorso della patologia – dell’uso degli arti superiori. La svolta arrivò con la scoperta, da parte di mio fratello, di un software che trasforma la normale webcam del PC in un puntatore ottico. Inutile dire che per me si aprirono orizzonti inesplorati.
Oggi – nonostante la mia assai invalidante malattia, che mi costringe in sedia a rotelle con un respiratore in ventilazione forzata quasi tutto il giorno – sto riuscendo a sviluppare pienamente le mie doti narrative, infatti ho già scritto 13 racconti. I temi che stimolano maggiormente la mia creatività sono: amore-disabilità; emigrazione e l’indissolubile legame che lega genitori e figli.
Le mie storie sono state pubblicate in tre raccolte di racconti: “Ti racconto” (2016); “Amore senza fine” (2017) e “Riflessi” (2018).
Oltre a questo, ho creato e gestisco due blog: uno su storia – altra mia grande passione – e problematiche di Sicilia ed un altro sulle tematiche della disabilità; accompagnati da tre pagine ed un gruppo facebook. Amo definirmi disabilblogger perché credo che la mia disabilità non sia stata ostacolo ma motore per la realizzazione e la cura del mio blog.
Nello svolgimento delle mie attività sono continuamente spronato da un gruppo di fidati amici.